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25.11.2020

25 novembre 2020, il mondo del calcio perde una leggenda.

Diego Armando Maradona, uno dei più grandi calciatori all-time ci lascia, a seguito probabilmente di un'insufficienza cardiaca cronica e di un edema polmonare.

Diego si trovava a Buenos Aires, nella casa di San Andrès, luogo in cui era in corso la sua riabilitazione post delicato intervento alla testa di alcune settimane prima.

Alcuni sostengono che Maradona dovesse restare in ospedale e non dovesse essere dimesso, altri pensano che la sua morte sia dovuta ad un uso improprio e sbagliato delle cure, altri ancora invece attaccano il medico Leopoldo Luque oggi indagato per omicidio colposo.

Niente è sicuro sulla causa della sua morte,l'unica cosa certa è che il Diez ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore di tutti coloro che amano il gioco del pallone, oltre che, naturalmente, nei cuori della sua larga famiglia.

Possiamo pensare a Maradona ricordandolo per il suo goal di mano al Mondiale 1986 o per il goal contro la Juventus battendo Tacconi con la magica punizione a due, quando vestiva la maglia del Napoli, ma la storia del Pibe De Oro è molto, molto più lunga e inizia molto, molto prima...

Maradona, nato a Lanus nel 1960, da Dona Dalma e Don Diego, quinto di otto figli, cresce in una famiglia povera con il solo sogno di giocare a calcio. La sua prima squadra fu l'Estrella Roja, squadra rivale del team in cui militava l'amico Goyo Carrizo.

Goyo sarà una delle persone più importanti della vita di Maradona, infatti sarà colui che lo convincerà a partecipare ad un provino per l'Argentinos Juniors, nel 1970.

Naturalmente Diego fu scelto ed entrò a far parte, per la prima volta, di una squadra frossessionistica.

Esordì con L'Argentinos nel 1976, all'età di neanche 16 anni.

La sua storia calcistica in Argentina fu molto importante, infatti riuscì addirittura a vincere il pallone d'oro sudamericano nel 1979 e nel 1980.

Nel 1991, per soli 2 milioni di dollari, Maradona passa al Boca Juniors e corona quello che è il sogno di ogni bambino argentino, giocare alla Bombonera.

La sua avventura in maglia giallo-blu non durò a lungo, infatti nel 1982, il Boca passò un periodo di crisi economica e dovette cedere Maradona al Barcellona in cambio, ''solamente'', di 1 milione e duecentomila peseta spagnole. Secondo alcune interviste del fenomeno, anche la Juventus di Sivori e Agnelli aveva trattato per un suo trasferimento in Italia, ma poi l'offerta andò vanificandosi per alcuni motivi economici legati all'azienda Fiat.

Quindi, nel 1982, Maradona diventò ufficialmente un giocatore del Barcellona. In Spagna però Diego non ebbe molta fortuna, infatti a causa di una serie di infortuni non giocò molto e fu costretto a stare fuori a lungo, ma nonostante questo riuscì a vincere una Coppa del Rey e una Supercoppa Spagnola. Restò al Barca fino al 1984, anno di svolta nella sua carriera calcistica.

Infatti nel 1984 Maradona fu acquistato dal Napoli per la cifra di 13 miliardi di lire, in una trattativa lunga e difficile.

Come sappiamo, a suon di giocate e goal, El Pibe è riuscito ad entrare nel cuore dei napoletani, che tutt'oggi lo considerano una divinità. Ma oltre alle giocate, è di rilevante importanza il palmares di Maradona in maglia celeste, infatti riuscì a vincere il primo scudetto della storia del Napoli, nel 1987, a cui affiancò anche la Coppa Italia. Nel 1989 Maradona fu invece il protagonista dell'avventura del Napoli in Coppa UEFA, vinta in doppia finale contro lo Stoccarda.

L'anno successivo riuscì a portare a Napoli il secondo, e per adesso ultimo, scudetto della sua storia. Nel frattempo Maradona era stato molto vicino alla cessione al Marsiglia, ma a seguito di un intervento del presidente napoletano, la trattativa fu bloccata.

Ma la fine della sua avventura italiana era vicina, infatti, post-squalifica causa doping, nel 1992 Diego fu ceduto al Siviglia per 4 milioni di dollari.

In Spagna le cose non andarono nuovamente nel verso giusto, per questo motivo dopo un solo anno Maradona decise di abbandonare il calcio europeo e tornare nella sua amata Argentina, nella squadra Newell's Old Boys.

Ma giocò solamente 5 partite e, a seguito di problematiche e periodi di inattività, tornò a mettere gli scarpini da calcio nel 1995 con la maglia con cui tutto iniziò, quella del Boca Juniors.

Restò al Boca per 2 anni, per poi ritirarsi dal calcio giocato nel 1997, dopo il Superclasico giocato contro gli eterni nemici del River Plate.

Per quanto riguarda, invece, l'avventura di Maradona con la nazionale argentina, possiamo individuare l'anno 1977 come anno di esordio con la Seleccion, il 1982 come anno in cui Diego giocò il suo primo mondiale, in Spagna, e il 1986, anno di coronazione calcistica per Maradona, che sale in cima al mondo vincendo il mondiale in Messico.

Un Mondiale senza pecche per El Pibe: 7 partite giocate alla perfezione, 5 goal e 5 assist.

Ma di sicuro la partita che tutti ricordiamo è il quarto di finale contro l'Inghilterra in cui Maradona riuscì a segnare con l'ausilio di una mano, il tocco però non fu visto dalla terna arbitrale e quel goal passerà alla storia come ''la mano de Dios''.

Conclusa la sua carriera da calciatore Maradona decise di intraprendere la carriera da allenatore, in cui però non riuscì a sfondare e a vincere titoli importanti. Dopo un primo ruolo come ct della nazionale argentina, viene ingaggiato dall' Al-Wasl di Dubai, in seguito dall' Al Fujairah, e per finire dai Dorados, in Messico. Ma come detto, da allenatore Diego non è riuscito ad avere gli stessi risultati ottenuti da calciatore, tanto che nel 2019 si è ritirato da ogni impegno di tipo calcistico.

Il mondo del calcio, dunque, piange una leggenda assoluta, un mito, un fenomeno che con il suo sinistro magico è riuscito a far innamorare intere città e intere generazioni di persone. ''E chi sei Maradona?'' risuonerà dalla bocca di migliaia di bambini che lo hanno ripetuto all'infinito al compagno di squadra sui piccoli campi di periferia, sognando di diventare come lui.

Il mondo del calcio piange il Diego Armando Maradona Calciatore, quello in calzoncini e maglietta da calcio, con la fascia da capitano e il 10 sulle spalle, pur sapendo naturalmente che la sua vita al di fuori di un campo da calcio non è stata esemplare e perfetta. Ma questa è tutta un'altra storia.

L'Olimpo del Calcio accoglie colui che probabilmente, assieme a Pelè, è stato il calciatore più forte di tutti i tempi. Intere città hanno voluto ricordare Maradona scendendo per strada, tatuandosi il suo volto, dipingendo murales in suo onore, o più semplicemente guardando i suoi video più memorabili, video in cui incantava tutti attraverso il tocco del pallone.

Muore un idolo, muore una leggenda, muore un uomo che resterà per sempre nel cuore di chi ama il futbol.

Ma non muore Diego Armando Maradona, il dio del calcio.


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